Alex “Poatan” Pereira (con uno score record di 13 vittorie e 3 sconfitte) ha chiuso i conti in meno di due minuti. Dopo mesi di attesa e un build-up ricco di tensioni e dichiarazioni al vetriolo, il brasiliano ha dimostrato perché è uno dei finisher più letali nella storia recente dell’Ultimate Fighting Championship. A UFC #320, nella notte di sabato, ha steso il 33enne fighter russo (di origini daghestane) Magomed Ankalaev (21-1-1) con un TKO fulminante al primo round, riprendendosi la cintura dei pesi massimi-leggeri e vendicando la sconfitta subita nel loro primo incontro a UFC #313.
Il rematch: conti in sospeso
Nel primo capitolo tra i due, Ankalaev aveva avuto la meglio con una decisione unanime, dominando per lunghi tratti e spegnendo la potenza di Pereira con ritmo e controllo. Ma già nelle settimane precedenti a UFC 320, il 38enne brasiliano aveva lasciato intendere che quella versione non era il vero “Poatan”. “Stavo mostrando solo il 5% di ciò che posso fare”, aveva dichiarato in conferenza stampa. E sabato notte, l’ha dimostrato sul serio.
TKO lampo e dominio assoluto
Pereira è partito subito aggressivo. Nessuna attesa, nessun tentennamento: ha immediatamente preso il centro dell’ottagono, iniziando a mettere pressione con colpi dritti e calci bassi. Dopo appena un minuto di scambi, un destro chirurgico ha fatto barcollare Ankalaev. Pereira non ha esitato: lo ha seguito a terra e ha chiuso con un brutale ground-and-pound, costringendo l’arbitro ad intervenire dopo appena 1 minuto e 20 secondi di combattimento.
Ankalaev non ha avuto il tempo di imporre la sua strategia, né di cercare le sue fasi preferite di lotta e controllo. Il match si è trasformato in un’esplosione, e Pereira ha avuto l’ultima parola.
Strategia vincente: aggressività e timing
L’approccio tecnico di Pereira ha fatto la differenza. A differenza del primo match, ha deciso di prendere l’iniziativa immediatamente, impedendo ad Ankalaev di trovare ritmo. Il brasiliano ha combinato calci bassi a pugni veloci, spingendo l’avversario verso la gabbia. Ma è stata la precisione del suo striking a cambiare tutto: pochi colpi, ma chirurgici. Ogni colpo era pensato per finire il match.
Una vittoria con strascichi
Nonostante il trionfo, Pereira ha lasciato l’ottagono zoppicando. Secondo alcune fonti, avrebbe riportato un infortunio al piede durante uno dei suoi primi calci — forse addirittura la frattura di un osso. Se confermato, l’infortunio potrebbe rallentare i suoi piani futuri, soprattutto per un fighter che fa dei low kick una delle sue armi principali.
Con questa vittoria, Pereira riconquista il trono dei light heavyweight e rilancia la sua candidatura come uno dei migliori striker nella storia dell’UFC. Per Ankalaev, invece, è una brusca battuta d’arresto. Il giovane daghestano (ha appena 33 anni) dovrà rivedere il suo approccio, specie contro avversari capaci di accorciare il tempo e forzare le situazioni fin dal primo scambio.









